l libro indaga la vita concreta fra il 1945 e il 1949 dei profughi ebrei provenienti dalle più diverse parti d’Europa e ospitati nell’ex ospedale psichiatrico di Grugliasco, nonché il loro impatto sulla realtà italiana e torinese del dopoguerra. Un ampio flusso di donne e di uomini si riversò infatti nella penisola dopo la fine del secondo conflitto mondiale, alla ricerca di un rifugio temporaneo da cui ripartire verso una meta nuova e possibilmente definitiva dove ricominciare a vivere. Quel via vai di profughi rappresentava un’ulteriore ragione di confusione in un contesto che anelava a ridarsi un ordine e reagiva ai nuovi arrivati con un misto di aperture e di diffidenze, di ospitalità nell’immediato, ma di scarsissima disponibilità all’accoglienza stabile e tanto meno all’integrazione. Esemplare in un tale contesto è il racconto della vicenda di Judith Schwarcz Rubinstein, nata in Ungheria, deportata ad Auschwitz, rifugiata a Grugliasco e poi emigrata in Canada.
175 pp.