Nella prima parte il libro analizza il processo che, a partire dal XVIII secolo, ha condotto in Europa al superamento della concezione pre-moderna di cecità, sul piano sociale e su quello filosofico, con l’affermarsi di speciali pedagogie e lo sviluppo degli istituti per ciechi, in relazione al rinnovamento delle teorie e dei sistemi educativi tra il Settecento e il Novecento. La seconda parte è dedicata all’Istituto per i ciechi di Torino: sulla base dei documenti d’archivio e di numerose testimonianze dirette, vengono descritte le pratiche pedagogiche adottate per tutto il secondo dopoguerra e le esperienze dei ragazzi ricoverati. Più in generale, lo studio offre spunti di riflessione su come la cecità influisca, a seconda degli individui e delle diverse situazioni, sul modo di conoscere il mondo circostante e sui rapporti con gli altri.
240 pp.