Un libro su una importante figura del Piemonte d’Antico regime, Carlo Vincenzo Ferrero, marchese d’Ormea e la sua famiglia. In diverse città del Piemonte, soprattutto nella parte meridionale della regione, nel Basso medioevo si costituirono de facto patriziati che, pur non venendo mai riconosciuti de jure dalla Corona sabauda, sopravvissero sino al XVIII secolo; non vi fu così un unico tipo di nobiltà: il secondo stato, anzi, si declinò in una pluralità di definizioni di cui nobiltà feudali e patriziati costituirono solo alcuni casi. Di queste uno dei casi più interessanti fu certo quello di Mondovì, città in cui si svolsero le vicende della famiglia Ferrero. Nonostante sin dall’inizio del Cinquecento diversi suoi esponenti avessero servito i Savoia a corte e nell’esercito, solo alcuni rami di essa, alla metà del XVII secolo, erano entrati a far parte della feudalità sabauda. Nel 1680, anzi, i Ferrero guidarono la «Guerra del sale», la grande rivolta che contrappose la Civitas Montisregalis all’assolutismo sabaudo. Nel secolo successivo, mentre alcuni rami della famiglia restarono a Mondovì, un altro si trasferì a Torino, dando a Vittorio Amedeo II ed a Carlo Emanuele III il più celebre dei loro ministri: Carlo Vincenzo Ferrero. Il volume, dopo i contributi che si occupano dell’attività del ministro, prosegue l’analisi giungendo sino alla fine del XIX secolo ed all’inserimento dell’antica famiglia nel Piemonte liberale.
544 pp.