Il libro raccoglie un’ampia serie di scritti di Federico Cereja che ha dedicato gran parte della sua attività di studioso alla storia della deportazione e della Shoah, cercando di definire l’articolazione di quella che ha individuato come la “galassia concentrazionaria”. In un dopoguerra nutrito di radiose speranze molti preferivano guardare al futuro e di deportazione e sterminio non si parlava molto. Tra gli stessi sopravvissuti alla terribile prova era forte la difficoltà di raccontare ciò che era accaduto. Poi si è aperta una fase diversa, un numero crescente di storici ha avvertito il bisogno di tornare su quelle vicende e le testimonianze hanno preso a moltiplicarsi. Nella rottura del silenzio Federico Cereja ha svolto un ruolo importante anche per la qualità dei rapporti che ha saputo stabilire con gli ex deportati. Proprio dall’intreccio tra le memorie individuali e le domande che gli storici anche in Italia iniziano a porsi a partire dagli anni Ottanta per avviare una feconda stagione di studi sull’intero dramma emergono gli spunti più interessanti contenuti nel volume: il rapporto tra la deportazione come fenomeno storico e le storie di vita dei suoi protagonisti;; la necessità di ricostruire la dimensione quantitativa del fenomeno e di cogliere le specificità dei diversi soggetti e gruppi: ebrei, politici, internati militari, religiosi, testimoni di Geova.
212 pp.