Leone Sinigaglia è stato un protagonista della storia musicale italiana tra l’Otto e il Novecento, attento alle esperienze europee – studiò a lungo a Vienna, amico di Brahms e allievo di Mandyczewski e Dvořák. Il libro di Marco Fiorentino ne traccia la biografia concentrando poi l’attenzione sull’ultimo e tragico periodo iniziato con la promulgazione delle leggi razziali del 1938. Si può così seguire la tragica vicenda di Leone e della sorella Alina: esponenti della ricca borghesia ebraica torinese, travolti dall’opportunismo di personaggi ambigui che profittarono della situazione di debolezza dovuta ai provvedimenti antiebraici del regime fascista e dall’azione di delatori che li consegnarono all’orrore della persecuzione razziale. Leone morì per un infarto proprio davanti ai fascisti che erano venuti ad arrestarlo; Alina ne seguì la sorte nemmeno un mese dopo. Dal dopoguerra l’inesorabile oblio del tempo ne stava cancellando la storia. Un lungo lavoro di ricerca ha messo insieme documenti della più varia origine, collegandoli a un canovaccio comune: il Fondo Sinigaglia depositato nell’Archivio della Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi di Torino.
140 pp.