Un volume sulla storia della comunità ebraica di Acqui, in Piemonte, dall’istituzione del locale ghetto nel 1731, passando dal periodo napoleonico e giungendo alla metà del XIX secolo, scandita da due episodi che collegarono posizioni di antigiudaismo cattolico del clero locale alla propaganda avversa agli ebrei e sfociarono in manifestazioni di forte antisemitismo popolare. Le guerre sostenute dai Savoia nell’ultimo decennio del Settecento avevano infatti lasciato profondi segni nelle campagne della provincia d’Acqui: l’inasprimento fiscale e le spese per i vari eserciti di occupazione avevano messo in ginocchio l’economia locale. Nel corso del 1799 assaltò ripetutamente il ghetto. Cinquant’anni più tardi, la percentuale degli ebrei presenti in città era cresciuta sino al 12 per cento e l’antigiudaismo del vescovado giunse ad insinuare l’accusa antiebraica di omicidio rituale: il 23 e 24 aprile 1848, ad emancipazione ormai acquisita. si verifica un nuovo, violento assalto al ghetto. Introduzione di Luciano Allegra. «E il povero mio padre dové traversare tutta la città accompagnato dalle maledizioni di quella folla briaca di avidità del saccheggio, che gli lanciava l’accusa infame dell’assassinio rituale! […] Cento volte sentii dalla sua voce rievocare quegli episodi del triste fanatismo! Per tre giorni stettero le povere nostre famiglie Ebree chiuse nelle loro case». (Raffaele Ottolenghi sugli avvenimenti di Acqui dell’aprile 1848).
202 pp.