Il libro si occupa di una donna – Zofia Kossak – che, nella Varsavia del 1942, fondò un’organizzazione di soccorso che sottrasse alla morte migliaia di ebrei: scrittrice cattolica e figura di spicco della resistenza polacca, era precedentemente nota per il suo antisemitismo. Negli anni trenta aveva infatti appoggiato pubblicamente l’introduzione di misure discriminatorie nei confronti degli ebrei; quando i nazisti iniziano le deportazioni dal ghetto di Varsavia fa distribuire “Protest”, un volantino in cui chiama i polacchi a protestare contro lo sterminio, ribadendo nello stesso tempo che gli ebrei rimangono “nemici della Polonia”. La sua storia, dalla nascita, nel 1890, in una famiglia della nobiltà polacca di tradizioni liberali, alla morte, nel 1968, sotto il regime comunista, è narrata per la prima volta in questo libro che ne mette in luce gli aspetti drammatici e paradossali. La tradizione familiare di ospitalità; il nazionalismo, che la spinse a preoccuparsi dei casi di collaborazione dei polacchi con l’occupante nazista; il recupero dei valori cristiani; ma soprattutto la capacità, tutta femminile, di costruire reti di relazioni, permettono a Zofia Kossak di sospendere il “tempo dell’odio” e di prendersi “cura” degli ebrei.
202 pp.