Luglio 1968: in un clima oscurantista e nella quasi totale assenza di voci critiche, il Tribunale di Roma condanna Aldo Braibanti a 9 anni di prigione per plagio. Quel reato, che successivamente verrà cancellato dal Codice Penale italiano, è chiamato a giustificare, nella sua abnorme ambiguità, la reazione istintiva e violenta dell’Italia benpensante contro ogni anticonformismo e inoltre contro il fantasma dell’omosessualità. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta la chiave di lettura privilegiata attraverso cui il libro ricostruisce le diverse fasi del processo, le cronache di stampa dell’epoca, la mentalità e il comportamento di protagonisti e spettatori della vicenda.
«A proposito di vergogne anche noi abbiamo le nostre. E una delle più aspre è quella che ha visto coinvolto Aldo Braibanti, filosofo e poeta, drammaturgo e ceramista (e altro ancora), che nel luglio 1968 fu al centro di un processo infame. Gabriele Ferluga, giovane e coltissimo studioso di quel processo, è ora l’autore di “Il processo Braibanti” dove riassume e spiega quella che troppo facilmente rubrichiamo tra le “faccende” di un’epoca e che invece è costata un prezzo insopportabile alla vittima» (Daniele Scalise, “Il foglio quotidiano”, 24 gennaio 2004).
276 pp.