Renzo Lapiccirella, medico di formazione, è stato giornalista all’«Unità» di Napoli e funzionario del PCI. Nel novembre 1990 ebbe con Ermanno Rea una lunga conversazione sugli argomenti che sarebbero in parte confluiti nel libro “Mistero napoletano”, che lo scrittore stava preparando. I temi sono stati quelli di una biografia politica e intellettuale che ha avuto al centro l’adesione al Partito comunista negli anni della seconda guerra mondiale e la crescita di un impegno organizzativo, culturale e di analisi politica da un osservatorio centrale nella città, aperto sul Mezzogiorno d’Italia. Le osservazioni, i rimandi e le intuizioni spesso acutissime di Lapiccirella condivise con Rea forniscono, con l’affascinante vitalità di un colloquio colto ma dai toni diretti, venati di partecipazione e passione, squarci di conoscenza sulla storia di una sinistra e dell’intera società nei decenni dal secondo dopoguerra. I due intellettuali affrontano con spirito critico e lucida consapevolezza vicende politiche e culturali che lasciano intravvedere dinamiche di lungo periodo – quasi di natura tellurica in sintonia con la natura dei luoghi nei quali si svolgono – della conformazione profonda, fisica e sociale di una realtà complessa che continua ad avere un ruolo di primo piano nella storia del nostro Paese.