L’intento del libro è di stabilire quale idea di sé e quali memorie del passato – se ve n’erano – i Normanni portassero con sé, nella seconda metà dell’XI secolo, al momento del loro stanziamento in Italia meridionale. L’autrice utilizza per questo fonti letterarie, storiche e cronachistiche. Vengono a tal fine utilizzati gli strumenti approntati nell’affrontare lo studio delle popolazioni altomedievali dalla cosiddetta “scuola di Vienna”, che da una ventina d’anni ha criticato decisamente l’idea che «nell’incontro con il mondo romano fossero riconoscibili popoli con identità nette», come nel caso di Germani o Slavi. La ricerca rappresenta quindi il tentativo riuscito di applicare categorie e metodi utilizzati finora per il periodo della tarda antichità e per l’alto medioevo a un argomento più tardo, articolato e variegato come l’etnogenesi dei popoli del Nord. Le fonti prese in esame riguardano i Normanni d’Italia, i Normanni di Rollone stanziatisi in Normandia e Guglielmo il Conquistatore e i suoi uomini in Inghilterra. L’autrice mette così in evidenza la pluralità delle etnogenesi normanne e la variabilità delle identità assunte da questi uomini in base al luogo d’insediamento. Basandosi principalmente sulle testimonianze italiane, ha cercato tracce del ricordo sia della provenienza dal nord della Francia, sia di eventuali e più nascoste memorie nordiche che però non riportano ad alcun ‘mito d’origine’ che sia fondante e che riguardi la penisola scandinava.
189 pp.