Questo volume si occupa dell’applicazione delle leggi fasciste del 1938 e degli anni successivi che colpirono tutti gli ebrei italiani. I diversi contributi sono coordinati e introdotti da Fabio Levi che si dedica in specifico al censimento dell’agosto 1938. Daniela Adorni analizza lo svolgersi concretocon atti amministrativi, provvedimenti, esclusione degli ebrei da ogni incarico pubblico e da molte attività – della persecuzione nel quinquennio successivo alle leggi razziali; Giuseppe Genovese studia i dati statistici della presenza ebraica a Torino nel 1938; ancora Levi affronta i rapporti di polizia della questura torinese, e infine Liliana Picciotto studia i dati dei deportati ebrei da Torino ai campi di sterminio nel biennio 1943-45. Dal libro emerge come la spinta dall’alto alla persecuzione degli ebrei pervase via via le istituzioni e la società italiana per il tramite delle leggi, circolari e disposizioni amministrative fatte applicare, oltre che da un buon manipolo di entusiasti, da un gran numero di impiegati pubblici più o meno solerti e da un insieme assai vasto di altri individui: un insieme tanto ampio da fare della campagna antiebraica una specifica dimensione della realtà dell’Italia di quegli anni, capace di attraversare orizzontalmente la società e di costringere quasi chiunque, prima o poi, a prendere posizione.
198 pp.