L’identità imposta. Un padre ebreo di fronte alle leggi razziali di Mussolini (1996)
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Per innescare e sviluppare un rapporto di ricerca fra i suoi lettori e Primo Levi si è pensato di costruire a Torino ­- città del grande scrittore – un luogo di scambio e di sperimentazione che permetta a tutti di muoversi con lui in un laboratorio virtuale. Questo libro si fa latore di questa proposta precisa lanciando l’idea Primo Levi LAB. Si è pensato così di dotare la città di una sede che unisca idealmente i tanti luoghi che furono i laboratori dello scrittore: da quello del suo apprendistato di chimico deportato alla Buna di Auschwitz alla fabbrica dove lavorò per trent’anni, alla sua casa e ai tanti luoghi in cui intervenne come intellettuale e testimone. Condensandoli in una sola sede che diventi un luogo di conoscenza, di incontro, di riflessione, dove anche il lettore, il visitatore possa entrare e interagire con l’opera e con il suo autore. Quel laboratorio ideale di fatto esiste già e affonda le sue radici in una relazione con il pubblico avviata da lungo tempo, ma richiede ora di materializzarsi in un luogo concreto per rendere attuali le sue ampie potenzialità. L’idea insomma è di trovare, a Torino, una nuova casa per Primo Levi, dove scoprire le ricchezze che ci può offrire e, su questa base, dialogare con lui.

La proposta di Fabio Levi, presidente del Centro internazionale di studi Primo Levi, va in quella direzione ed è ampiamente illustrata in questo libro che ne motiva i vari aspetti. Per questo molte sue pagine sono dedicate a tracciare un profilo dello scrittore per come oggi, a differenza di un tempo, appare ai suoi lettori e a indagare le forme in cui si è venuto definendo via via il rapporto con i suoi innumerevoli lettori.