l libro studia le profonde trasformazioni avvenute nel corso del Settecento in Piemonte, negli anni che videro l’ampia riorganizzazione del Regno, nato dal ducato di Savoia, anche nel settore militare. In tutta Europa l’etica cavalleresca medievale aveva già attraversato profonde trasformazioni nei primi secoli dell’età moderna, parallelamente alla crescente burocratizzazione e commercializzazione della guerra. Con il Settecento il mestiere delle armi, soprattutto quello degli ufficiali, iniziò a configurarsi secondo più evidenti criteri di professionalizzazione e d’istruzione. Il binomio onore-mestiere si arricchì così di significato. L’onore non era più semplicemente sinonimo di privilegio o di legame a una tradizione, ma di acquisizione di un codice di comportamento dettato da regole e gerarchie, che contribuirono a riplasmare la società dei ceti. Al senso della virtù e del coraggio proprio del Medioevo si andò sostituendo l’idea della fedeltà verso il proprio sovrano, verso lo Stato e, successivamente, verso la propria nazione. Affrontando i nodi complessi della dialettica tra inerzie e mutamenti, questo studio si propone di collocare il caso sabaudo in un contesto più ampio di riforme, analizzando i tempi della politica e i modi delle sue realizzazioni. Lo studio dell’organizzazione dei ranghi, del procedere delle carriere, del mutare dei percorsi di formazione consente, in tal senso, di scomporre vecchi stereotipi della storiografia militare, leggendo l’“eccezione piemontese” non solo rispetto al panorama degli antichi Stati italiani, ma a confronto con altre esperienze di riforma in Europa.
340 pp.