Il libro tratta approfonditamente la storia di Cherasco nel ventennio del secondo “periodo francese”, iniziato nella primavera del 1796 con la campagna d’Italia del Bonaparte e conclusosi in quella del 1814 con la distruzione dell’impero napoleonico. Quegli anni furono indubbiamente straordinari e rimangono essenziali per comprendere i successivi sviluppi della storia di Cherasco, perché si posero come uno spartiacque ineludibile tra la vecchia concezione del mondo e della società e la nuova, che proprio quei fatti determinarono. E il circoscrivere a una sola località l’analisi piuttosto che limitare l’orizzonte dello studio, data la centralità che questa cittadina piemontese assunse per alcuni anni nel teatro dell’Italia settentrionale occupata dalle truppe napoleoniche, aiuta a comprendere le dinamiche profonde del cambiamento che si determinò a livello complessivo. Anche se la Restaurazione tentò di farne dimenticare le vicende, come se quegli anni non fossero mai esistiti, la realtà cheraschese del 1815 era totalmente diversa da quella del 1796 e non solo perché le fortificazioni erano state spianate, si erano costruiti e abbattuti tanti alberi della libertà e nuovi edifici di uso pubblico, ma soprattutto perché cambiata era la funzione storica della città, le istituzioni amministrative (e l’influenza del cambiamento durò ben oltre, dopo la restaurazione, il ripristino di parte di quelle antiche) mutate erano la mentalità, il modo di ragionare, il bagaglio di esperienze che le persone si portavano appresso, anche se molte non lo avrebbero mai ammesso.
374 pp.