ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2010
ISBN: 9788871581712
Prezzo: 28 Euro

A un passo dalla salvezza. La politica svizzera di respingimento degli ebrei durante le persecuzioni 1933-1945

Autore: Silvana Calvo

Punto di partenza e perno del libro è una lettera inviata il 7 settembre 1942 dalle scolare della 2.C della Sekundarschule di Rorschach al governo svizzero. In essa le ragazzine facevano osservare alle autorità che respingere i profughi ebrei nelle mani dei tedeschi, ossia ributtare “come bestie oltre la frontiera questi miseri esseri infreddoliti e tremanti”, significava mandarli incontro “a morte sicura”. Per questo motivo supplicavano il Consiglio Federale di cambiare atteggiamento e di accogliere quei “poverissimi senza patria”. Il racconto è strutturato secondo tre filoni principali.
In primo luogo viene ripercorsa la vicenda della lettera. L’effetto che essa suscitò a Palazzo Federale, la reazione del Consigliere Federale Eduard von Steiger il quale non esitò a trasformare quel breve scritto in una “questione di Stato” aprendo consultazioni con colleghi di governo e con parlamentari autorevoli nonché interpellando il Ministero pubblico della Confederazione in vista di punire un docente della classe sospettato di essere stato l’istigatore della lettera. Segue poi l’inchiesta scolastica con relativo interrogatorio del docente e della ragazze.
Per contestualizzare la vicenda viene analizzata la situazione della Svizzera negli anni dal 1933 al 1945: la minaccia per il Paese derivante dalla presenza ai propri confini di regimi totalitari ed espansionisti, quali la Germania e l’Italia, e il pericolo per la coesione nazionale rappresentato dalle teorie razziste che, se avessero prevalso, avrebbero potuto costituire una forza centrifuga tale da indurre le diverse componenti etnico linguistiche a lasciarsi attrarre dai paesi limitrofi per ricongiungersi alla loro cosiddetta “comunità del sangue”. Vi è poi l’esame dei provvedimenti adottati per fronteggiare la situazione: la neutralità e la politica economica per lunghi periodi subalterne alla Germania, le reazioni dei vari soggetti istituzionali e sociali e le aggregazioni sorte all’interno del paese, taluna per perorare la causa della difesa ad oltranza e talaltra per chiedere adattamento e sottomissione alle esigenze dei tedeschi. Questo avveniva mentre veniva promosso un pregante “elvetismo” patriottico nell’ambito della “Difesa spirituale del paese”. Quest’ultima non era però così univoca come generalmente si pensa: essa infatti aveva due anime una nazionalista ed una etica. L’una preconizzava chiusura ed esclusione verso l’esterno, l’altra voleva promuovere valori morali di solidarietà ritenuti fondamenti dello spirito e della tradizione della Svizzera.
L’aspetto più importante che viene trattato nel libro è la politica di asilo della Confederazione nei confronti dei profughi, soprattutto degli ebrei che cercavano scampo dal nazismo. Vengono dunque ripercorse le tappe di questa politica dal 1933 al 1945. Mediante documenti quali protocolli di sedute del governo, rapporti di funzionari del Dipartimento di Giustizia e Polizia e Circolari di istruzioni inviate da Berna ai Cantoni, agli organi di frontiera e alle rappresentanze svizzere all’estero, si cerca di mostrare in quale modo e con quali mezzi tale politica è stata realizzata e quali furono le argomentazioni a monte delle decisioni adottate che portarono ad un’accoglienza estremamente limitata in confronto alla tragica situazione che ci si trovava di fronte.
In appendice vengono analizzate le cifre fornite dalle varie fonti (il Rapporto Ludwig, le Tabelle di Guido Koller, il Rapporto Bergier e il Rapporto Jezler) in vista di chiarire nel limite del possibile le dimensioni e la distribuzione nel tempo dell’accoglienza dei profughi dal 1938 al 1945.

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Silvana Calvo si occupa di razzismo e antisemitismo nel Novecento e in particolare di Shoah, della situazione degli ebrei in Svizzera e di stampa ed antisemitismo; ha pubblicato 1938 Anno infame, Antisemitismo e profughi nella stampa ticinese, Bologna, 2005.